Se il numero dei miei fans non fosse minore o uguale alla somma dei miei amici più i miei parenti, si potrebbe parlare del “disco degli esordi”. Ma siccome non è che da allora la mia fama sia cresciuta poi così tanto, qualcosa mi dice che rimarrò un eterno esordiente. Non che la cosa mi dispiaccia, non inseguo il successo, mi diverto solamente a condividere con amici, e non, pensieri e musica.
Chiusa questa parentesi introduttiva torniamo al disco dei Dustland, iniziando prima ad illustrare il gruppo.
La band ha avuto diverse formazioni con più persone che si sono avvicendate al basso, ma i tre componenti fondamentali sono rimasti gli stessi (maggiori info sul vecchio sito rimesso on line per memoria storica).
Erano i primi anni di questo millennio, alcune cose erano lievemente diverse, basta guardare il vecchio sito dei Dustland per rendersene conto. Allora il web muoveva i primi passi e per alcuni aspetti era ancora acerbo. Trovo che fosse acerba anche la mia vena compositiva. Il genere suonato dalla band non lo rinnego, ma non mi appartiene più. Si tratta di Hard Rock/Heavy Metal, musica che unisce l’esasperzione della tecnica, dell’espressione e del virtuosismo, come esasperati sono i sentimenti dell’adolescenza e della prima giovinezza, di cui il genere rappresenta un po’ uno strascico.
Ma tornando al disco, si possono trovare diverse recensioni cercando su google (non tutte lusinghiere devo dire…). E’ composto da 5 tracce (che andremo ad analizzare nei prossimi post). La prima di queste, è appunto Dark Lady.
Come tutte le first track di un disco heavy metal, doveva essere un pezzo veloce, potente e aggressivo. Il sound somiglia un po a Ram it down dei Judas Priest ma il cantato è piuttosto differente.
Il brano parla della fatalità (in genere, ma anche) dell’oscura signora, che non è una vamp mora come si potrebbe pensare. E un po’ come ne ‘A livella di Totò, ne esalta l’estrema “democrazia”.
Anche se molto lontano da quello che compongo adesso, il brano (a livello letterario) contiene molti richiami a quelle che sono state le influenze future. Per esempio i richiami alle tradizioni popolari come il passaggio della piula (civetta) portatrice di sventura.
Il brano è abbastanza progressivo, pur mantenendosi sempre sui 4/4, ha un intermezzo strumentale con cambi di tempo per le parti soliste.
Come tutti i brani dell’album, è stata registrata in presa diretta (non in multitraccia), perciò mantiene da un lato la freschezza, e dall’altro le imperfezioni.
Ne ho realizzato un video per aumentarne la possibilità di diffusione.
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