Il singolo che vi presento qui è Q di picche. Lo trovo un esperimento per certi versi audace. Infatti, a livello di arrangiamento è piuttosto rock, ma il testo è molto cantautorale. L’audacia sta nel fatto che solitamente i brani rock sono brevi e immediati, quando sono troppo lunghi stancano… Il genere dei cantautori invece, ha solitamente un testo più accurato e più lungo.
Il brano narra la storia di due donne vissute in epoche differenti. La prima visse nel medioevo e fu emarginata in quanto accusata di stregoneria. La seconda vive nel nostro presente ed è una prostituta (o presunta tale).
A spezzare le due storie una voce narrante (di Giulia Schietroma) descrive brevemente i due contesti.
Il testo mette in evidenza le similutidini tra le due donne. Il suo scopo, è spingere alla riflessione sul fatto che spesso condanniamo il passato senza renderci conto di ripetere l’errore nel peresente. Il tema dell’emarginazione da chi ha atteggiamenti non conformi alla propria comunità, è abbastanza chiaro.
La donna di picche rappresenta perciò una metafora. Infatti le due donne capovolte sembrano diverse a prima vista, ma poi ci si accorge che sono uguali, e che a farle sembrare diverse e solo il fatto che sono asimmetriche. Anche il seme della carta non è scelto a caso, ma ho scelto quello meno nobile.
Come in altri brani, anche in questo, mela canto e me la suono, nel senso che sono miei gli arrangiamenti e sono io a suonare gli strumenti.
Buon Ascolto.