Introduzione
L’Isola dei Cani (Isle of Dogs) è una penisola situata nell’East End di Londra, circondata su tre lati dal Tamigi. La prima volta che venni a conoscenza di questo nome fu su un Dylan Dog che aveva appunto quel titolo (Dylan Dog N 165 – L’Isola dei cani – 06/2000).
Da allora rimasi sempre incuriosito e affascinato da questo borgo dell’area dei Docklands, collocandolo idealmente in una ambientazione vittoriana e paleo industriale.
Il mese scorso, mi sono trovato a Londra per motivi di lavoro, e ho dovuto casualmente alloggiare in questa zona. Ovviamente la mia immaginazione “letteraria”, si è discostata parecchio da quello che ho visto realmente. Ma non del tutto, ed è stato interessante investigare come un grande borgo portuale sia diventato un trade center.
A darmi molti spunti di approfondimento è stato Docklands Museum, a pochi passi dal mio albergo (da sottolineare che, come tutti i musei nel Regno Unito, l’ingesso è gratuito o ad offerta libera).
Breve storia
Il nome “Isle of Dogs” ha origini incerte. Una teoria suggerisce che Enrico VIII tenesse i suoi cani da caccia nella zona, mentre un’altra ipotizza che il nome derivi da una storpiatura di “Isle of the Docks”, in riferimento ai numerosi moli presenti.
Originariamente, l’Isola dei Cani era una zona paludosa scarsamente abitata. Fu bonificata due volte nel XIII e nel XVII secolo, l’ultima volta ad opera di ingegneri olandesi. Con una sottile vena ironico-polemica, mi piace enfatizzare che entrambe le bonifiche non hanno avuto bisogno di alcun regime totalitario e autoritario per essere compiute.
In questa galleria alcune riproduzioni dei vicoli dell’epoca che ho fotografato al Docklands Museum
L’urbanizzazione iniziò nel XVIII secolo con la costruzione dei moli (West India Docks – 1802, East India Docks – 1806 e Millwall Dock – 1868). Questi bacini resero l’area un importante centro commerciale. Nel 1909, i tre bacini furono unificati sotto il controllo del Port of London Authority.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’area fu pesantemente bombardata dalla Luftwaffe, causando gravi danni. Dopo la guerra, i bacini conobbero un breve periodo di ripresa, ma con l’avvento dei container, divennero obsoleti e chiusero progressivamente negli anni ’70, lasciando l’area in uno stato di degrado.
Ma la parte che più mi ha interessato è, come appunto dicevo sopra, la trasformazione da quartiere portuale a quartiere del business.
La Isle of Dogs oggi e il Canary Wharf business center
La riqualificazione
Nel 1981 infatti, fu istituita la London Docklands Development Corporation (LDDC), con l’obiettivo di rigenerare le aree portuali in declino di Londra, inclusa l’Isola dei Cani. Attraverso incentivi fiscali e deregolamentazione urbanistica, ha attratto investimenti privati, portando alla nascita di Canary Wharf, un nuovo centro finanziario con grattacieli e infrastrutture moderne. Tuttavia, questo sviluppo ha spesso trascurato le esigenze delle comunità locali, che si sono sentite escluse dal processo decisionale e dai benefici economici derivanti dalla riqualificazione .

Molti residenti storici dell’Isola dei Cani hanno espresso preoccupazioni riguardo alla perdita di alloggi a prezzi accessibili e all’aumento del costo della vita. La costruzione di abitazioni di lusso e l’arrivo di nuovi residenti benestanti hanno contribuito a trasformare il tessuto sociale dell’area, rendendo difficile per le famiglie a basso reddito mantenere la propria residenza. In altre parole, il processo di riqualificazione ad opera della LDDC ha dato luogo a quel fenomeno molto attuale, che comunemente chiamiamo gentrificazione.

In risposta a queste sfide, la comunità locale ha intrapreso diverse iniziative per proteggere i propri interessi. Ad esempio, è stato adottato un Piano di Quartiere (Neighbourhood Plan) per monitorare e regolamentare lo sviluppo urbano, cercando di garantire che le nuove costruzioni includano una quota significativa di alloggi a prezzi accessibili e che le infrastrutture locali siano adeguate alle esigenze della popolazione.

In sintesi, la riqualificazione dell’Isola dei Cani ha portato a una trasformazione significativa dell’area, ma ha anche evidenziato le tensioni tra sviluppo economico e giustizia sociale. Il fenomeno della gentrificazione, alimentato da politiche di sviluppo orientate al mercato, ha sollevato questioni importanti riguardo all’inclusione delle comunità locali e alla sostenibilità sociale delle trasformazioni urbane.