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What if: E se il primo allunaggio fosse fallito?


19 Jul

Come tutti sappiamo (ma a volte qualche cospirazionista mette in dubbio), il 21 Luglio 1969, la missione Apollo 11, esegue il primo allunaggio della storia dell’uomo. Da allora, di questa impresa si sono esplorati diversi aspetti. Dalla storica frase di Armstrong, a quanto fosse stato complicato il tutto con i mezzi di allora, a quante altre scoperte scientifiche successive sono state rese possibili da questa sfida, al fatto che il dispositivo che sto usando io per scrivere, e voi per leggere, é infinitamente più potente dei “super” computers di allora.

L’informatica Margaret Hamilton posa con il software di guida dell’Apollo che lei e il suo team hanno sviluppato al MIT.

Ovviamente ci sono anche gli aspetti di politica a contorno, la gara contro l’URSS per prima.

Quello che non ci viene in mente subito, perché focalizzati sulla titanicità dell’impresa é: E se la missione fosse fallita?

Come andarono le cose

Il presidente degli stati uniti di allora era Richard Nixon (quello del Watergate per intenderci), e al successo della missione, nonostante i limiti della tecnologia di allora, fu messo in contatto con gli astronauti e questa é la conversazione:

President Nixon:
“Hello, Neil and Buzz, I’m talking to you by telephone from the Oval Room at the White House. And this is the president of the United States. I just want to say that I’m sure I speak for every American, and for people all over the world, in saying that we’re all very proud of what you’ve done. For one priceless moment in the whole history of man, all the people on this Earth are truly one. One in their pride in what you’ve done, and one in our prayers that you’ll return safely to Earth.”


Neil Armstrong (commander of Apollo 11):
“Thank you, Mr. President. It’s a great honor and a privilege for us to be here, representing not only the United States but men of peace, of all nations, and we thank you.”


President Nixon:
“We’ve got some time to wait. We’ll wait for the next step. We’re looking forward to your safe return.”


Buzz Aldrin (lunar module pilot):
“Thank you, Mr. President. It’s a beautiful place, and we’ve had a good time. We’re sure glad to be back.”


President Nixon:
“I believe you are! I believe you are! I know that the world is waiting with you to hear the final message of the day. We wish you the very best in all of your future endeavors.”

Tradotto:

President Nixon:
Salve, Neil e Buzz, vi parlo per telefono dalla Sala Ovale della Casa Bianca. Sono il Presidente degli Stati Uniti. Voglio solo dire che sono sicuro di parlare a nome di tutti gli americani e delle persone di tutto il mondo, dicendo che siamo tutti molto orgogliosi di quello che avete fatto. Per un momento inestimabile nell’intera storia dell’uomo, tutte le persone su questa terra sono veramente una cosa sola. Uno nell’orgoglio per quello che avete fatto e uno nelle nostre preghiere perché torniate sani e salvi sulla Terra.


Neil Armstrong (commander of Apollo 11):
“Grazie, signor Presidente. È un grande onore e un privilegio per noi essere qui, in rappresentanza non solo degli Stati Uniti ma degli uomini di pace di tutte le nazioni, e vi ringraziamo.”


President Nixon:
“Abbiamo un po’ di tempo per aspettare. Aspettiamo il prossimo passo. Aspettiamo con ansia il vostro ritorno in sicurezza”.


Buzz Aldrin (lunar module pilot):
“Grazie, signor Presidente. È un posto bellissimo e ci siamo divertiti. Siamo sicuramente contenti di essere tornati”.


President Nixon:
“Io credo che tu lo sia! Io credo che tu lo sia! So che il mondo sta aspettando con voi di ascoltare l’ultimo messaggio della giornata. Ti auguriamo il meglio in tutte le tue imprese future”.

Su YouTube ne vediamo il filmato integrale dell’epoca:

E se…

Come ogni missione sperimentale e scientifica, pur prendendo tutte le precauzioni possibili e con il massimo impegno per scongiurarlo, il fallimento é contemplato. Se questo accade dal punto di vista tecnico e scientifico, accade anche dal punto di vista comunicativo e politico.

Fu infatti chiesto a William Safile (giornalista Premio Pulitzer e scrittore di discorsi ufficiale della Casa Bianca), di scrivere un discorso che il presidente avrebbe dovuto pronunciare in caso di fallimento.

Qualche mese fa sono stato all’MIT di Boston, e nella sezione dedicata all’intelligenza artificiale del dell’Università, ho trovato l’installazione che vedete in questo video, é che ha ispirato questo post:

Si tratta di un Deepfake, cioè un video generato con l’IA, che simula il fallimento della missione con tanto del discorso sopracitato (e falsamente pronunciato) del presidente. Il video veniva visualizzato su una TV dell’epoca per rendere l’esperimento più immersivo.

Su YouTube ne é presente la versione integrale con una migliore qualità audio e video:

In rete é anche facile reperire il dattiloscritto del discorso:

Il discorso integrale tradotto:

Il destino ha voluto che gli uomini che sono andati sulla Luna per esplorarla in pace, rimarranno sulla Luna per riposare in pace.

Questi uomini impavidi, Neil Armstrong ed Edwin Aldrin, sanno che non c’è speranza per il loro recupero. Ma sanno che c’è speranza per l’umanità nel loro sacrificio.

Questi due uomini stanno donando le loro vite per l’obiettivo più nobile dell’umanità: la ricerca della verità e della conoscenza.

Si addoloreranno le loro famiglie e i loro amici; si addolorerà la loro nazione; si addolorerà tutta la gente del mondo; si addolorerà la Madre Terra per avere osato mandare due dei suoi figli verso l’ignoto.

Nella loro esplorazione, hanno unito le popolazioni del mondo come se fosse una; nel loro sacrificio, hanno legato ancora più strettamente la fratellanza tra gli uomini.

Nei tempi antichi, gli uomini hanno guardato le stelle e hanno visto i loro eroi nelle costellazioni. Oggi, noi facciamo lo stesso, ma i nostri eroi sono uomini in carne e ossa.

Altri seguiranno e certamente troveranno la loro via di casa. La ricerca dell’Uomo non verrà negata. Ma questi uomini erano i primi, e i primi resteranno nei nostri cuori.

Ogni uomo che guarderà la Luna nella notte, saprà che c’è, da qualche parte, un piccolo angolo che sarà per sempre l’umanità.

Considerazioni

Al di là delle considerazioni emotive di cosa é successo, e di cosa sarebbe potuto succedere, ho trovato l’esperimento di creare questa realtà alternativa un esperimento curioso e interessante.

Molte sono le riflessioni sui retroscena che non vediamo e le possibili alternative, i punti di vista di un evento che pensiamo di conoscere a fondo.

Possiamo anche speculare su sliding doors, dimensioni parallele dove le cose sono andate diversamente etcetera.

Lascio perdere le considerazioni etiche sui deepfake, del quale tanto ci sarebbe da discutere, più di quanto si sia già fatto.

Diari di viaggio: L’Isola dei Cani – Londra


12 May

Introduzione

L’Isola dei Cani (Isle of Dogs) è una penisola situata nell’East End di Londra, circondata su tre lati dal Tamigi. La prima volta che venni a conoscenza di questo nome fu su un Dylan Dog che aveva appunto quel titolo (Dylan Dog N 165 – L’Isola dei cani – 06/2000).

Da allora rimasi sempre incuriosito e affascinato da questo borgo dell’area dei Docklands, collocandolo idealmente in una ambientazione vittoriana e paleo industriale.

Il mese scorso, mi sono trovato a Londra per motivi di lavoro, e ho dovuto casualmente alloggiare in questa zona. Ovviamente la mia immaginazione “letteraria”, si è discostata parecchio da quello che ho visto realmente. Ma non del tutto, ed è stato interessante investigare come un grande borgo portuale sia diventato un trade center.

A darmi molti spunti di approfondimento è stato Docklands Museum, a pochi passi dal mio albergo (da sottolineare che, come tutti i musei nel Regno Unito, l’ingesso è gratuito o ad offerta libera).

Breve storia

Il nome “Isle of Dogs” ha origini incerte.  Una teoria suggerisce che Enrico VIII tenesse i suoi cani da caccia nella zona, mentre un’altra ipotizza che il nome derivi da una storpiatura di “Isle of the Docks”, in riferimento ai numerosi moli presenti.

Originariamente, l’Isola dei Cani era una zona paludosa scarsamente abitata.  Fu bonificata due volte nel XIII e nel XVII secolo, l’ultima volta ad opera di ingegneri olandesi. Con una sottile vena ironico-polemica, mi piace enfatizzare che entrambe le bonifiche non hanno avuto bisogno di alcun regime totalitario e autoritario per essere compiute.

In questa galleria alcune riproduzioni dei vicoli dell’epoca che ho fotografato al Docklands Museum

L’urbanizzazione iniziò nel XVIII secolo con la costruzione dei moli (West India Docks – 1802, East India Docks – 1806 e Millwall Dock – 1868).  Questi bacini resero l’area un importante centro commerciale.  Nel 1909, i tre bacini furono unificati sotto il controllo del Port of London Authority. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’area fu pesantemente bombardata dalla Luftwaffe, causando gravi danni.  Dopo la guerra, i bacini conobbero un breve periodo di ripresa, ma con l’avvento dei container, divennero obsoleti e chiusero progressivamente negli anni ’70, lasciando l’area in uno stato di degrado. 

Ma la parte che più mi ha interessato è, come appunto dicevo sopra, la trasformazione da quartiere portuale a quartiere del business. 

La Isle of Dogs oggi e il Canary Wharf business center

La riqualificazione

Nel 1981 infatti, fu istituita la London Docklands Development Corporation (LDDC), con l’obiettivo di rigenerare le aree portuali in declino di Londra, inclusa l’Isola dei Cani.  Attraverso incentivi fiscali e deregolamentazione urbanistica, ha attratto investimenti privati, portando alla nascita di Canary Wharf, un nuovo centro finanziario con grattacieli e infrastrutture moderne.  Tuttavia, questo sviluppo ha spesso trascurato le esigenze delle comunità locali, che si sono sentite escluse dal processo decisionale e dai benefici economici derivanti dalla riqualificazione  .

Una pubblicità dei nuovi appartamenti costruiti ad opera della LDDC rivolti ad una popolazione più abbiente

Molti residenti storici dell’Isola dei Cani hanno espresso preoccupazioni riguardo alla perdita di alloggi a prezzi accessibili e all’aumento del costo della vita.  La costruzione di abitazioni di lusso e l’arrivo di nuovi residenti benestanti hanno contribuito a trasformare il tessuto sociale dell’area, rendendo difficile per le famiglie a basso reddito mantenere la propria residenza. In altre parole, il processo di riqualificazione ad opera della LDDC ha dato luogo a quel fenomeno molto attuale, che comunemente chiamiamo gentrificazione.

La t-shirt del movimento di resistenza contro il processo di riqualificazione della LDDC con un drago che richiama la forma del Tamigi sul tratto dell’isola dei cani

In risposta a queste sfide, la comunità locale ha intrapreso diverse iniziative per proteggere i propri interessi.  Ad esempio, è stato adottato un Piano di Quartiere (Neighbourhood Plan) per monitorare e regolamentare lo sviluppo urbano, cercando di garantire che le nuove costruzioni includano una quota significativa di alloggi a prezzi accessibili e che le infrastrutture locali siano adeguate alle esigenze della popolazione.

Il movimento di resistenza ha avuto il sostegno di diversi musicisti e artisti locali come i Tough Cookies con il loro brano Here To Stay

In sintesi, la riqualificazione dell’Isola dei Cani ha portato a una trasformazione significativa dell’area, ma ha anche evidenziato le tensioni tra sviluppo economico e giustizia sociale.  Il fenomeno della gentrificazione, alimentato da politiche di sviluppo orientate al mercato, ha sollevato questioni importanti riguardo all’inclusione delle comunità locali e alla sostenibilità sociale delle trasformazioni urbane. 

Anni 30 – Non un decennio, ma una generazione


16 Oct

Anni 30 nel sound, 30 anni nella semantica.

Questo brano riprende musicalmente il Delta Blues dei ’30.  In quegli anni, da rurale il blues  stava per diventare urbano e i vocalizzi melodici si fanno da parte per dare spazio alle parole ritmate, che con gli anni, andranno a finire nel RAP, altro genere di denuncia sociale ed emarginazione.

Proprio questa radice musicale, mi è sembrato particolarmente adatto l’accostamento della musica al testo.  Nel brano, in ogni strofa un trentenne si descrive, in un modo che sta a metà tra una scheda segnaletica e una biografia.

Non aggiungo altro. Buon ascolto.

(per ascoltare clicca qui)

Umili Liriche

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