Archive for the ‘Cultura e società’ Category

Reato di pubblicazione nuovo album….


25 Nov

LEGIONE CARABINIERI LATSIO
STAZIONE DI VIA DI TORPILOQUIO

OGGETTO: Verbale di arresto—-/

L’anno 2020 nel mese di Novembre, giorno 24 alle ore 00:00, negli uffici della Stazione Carabinieri di VIa di Torpiloquio, noi sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G. Pinco Panco e Panco Pinco, effettivi al suddetto comando, raccogliamo la confessione dell’individuo identificatosi come Andrea Raso.

Il soggetto, reo confesso della pubblicazione di materiale musicale, ha deciso di collaborare e di fornire altresì le generalità dei suoi complici, identificati in:

  • Marco Silvestri – reo di aver mixato le composizioni facenti parte dell’opera,e di aver eseguito le parti di basso nella canzonetta denominata “Semi Serenata”.
  • Piero Martorio – reo di aver preso parte alla composizione del suddetto brano.
  • A Giovanni Torrisi invece, si ascrive il reato di composizione dello scritto e dell’armonia del brano denominato “Il Falegname”.
    Gli accertamenti svolti hanno fatto luce sulle dinamiche criminali del sodalizio.

 

La mia partecipazione a Note on the road


09 Oct

Dietro proposta del mio amico Marco, ho deciso con entusiasmo di prendere parte a questo progetto.

Per chi non lo conoscesse ancora riporto al sito ufficiale senza dilungarmi in spiegazioni ridondanti.

Voglio però fare una riflessione su un fatto interessante, cioè la contaminazione naturale di diversi generi e strumenti. Negli anni passati si è fatto un uso estremo delle contaminazioni per assecondare una moda e alla ricerca forzata di una novità musicale. Come tutte le mode, le tendenze e le correnti questo ha prodotto delle cose gradevoli ma anche dei grandi orrori dati da mancanza di gusto e conformismo stilistico. Trovo che in questo caso la contaminazione avviene in modo naturale e senza forzature. Non è decisa “a tavolino”, un musicista fa quello che sa fare senza una regia centrale. Questa è secondo me la forza del progetto.

Il mio ruolo in tutto ciò, è principalmente quello di suonatore di Cigar Box Guitar, ma cerco anche di supportare con tutti i miei mezzi il gran lavoro che Marco sta facendo, per pura e gratuita passione.

Inizio con l’intervista che abbiamo girato il giorno delle registrazioni:

La prima delle canzoni che abbiamo registrato è Ciao Amore Ciao di Luigi Tenco (le altre non ve le dico per non rovinarvi la sorpresa). In principio ero un po’ perplesso da questa scelta, in quanto pensavo che tante altri brani si sarebbero potute prestare a un simile progetto. Poi mi sono ricreduto in quanto credo che questo brano, leggero all’apparenza, si presti parecchio a questi tempi di emigrazione dentro e fuori dal nostro paese. Il valore simbolico del brano poi, non è secondario. E’ stata l’ultima che Tenco ha cantato. Secondo la versione ufficiale della sua morte, il fatto che non fosse compresa sta tra i motivi del suo gesto estremo. Speriamo, nel nostro piccolo, di rendergli un po’ di giustizia.

Buon ascolto

Anni 30 – Non un decennio, ma una generazione


16 Oct

Anni 30 nel sound, 30 anni nella semantica.

Questo brano riprende musicalmente il Delta Blues dei ’30.  In quegli anni, da rurale il blues  stava per diventare urbano e i vocalizzi melodici si fanno da parte per dare spazio alle parole ritmate, che con gli anni, andranno a finire nel RAP, altro genere di denuncia sociale ed emarginazione.

Proprio questa radice musicale, mi è sembrato particolarmente adatto l’accostamento della musica al testo.  Nel brano, in ogni strofa un trentenne si descrive, in un modo che sta a metà tra una scheda segnaletica e una biografia.

Non aggiungo altro. Buon ascolto.

(per ascoltare clicca qui)

Ci stanno rubando i diritti


27 Jun

Nel 1947 veniva pubblicata la Fattoria degli animali di George Orwell.

Nello stesso anno, per coincidenza, nasceva la Costituzione della Repubblica Italiana.

Fattoria degli animali

Per chi non conoscesse bene il libro (un gran classico che consiglio), gli animali dopo aver fatto una rivoluzione si organizzano in una comunità e scrivono i loro comandamenti, regole della comunità, su un muro della fattoria:

Comandamenti 1

Successivamente, alcuni animali si disinteressarono dei comandamenti, di imparare a leggere (e a leggerli), delegando il potere ai più intelligenti e colti.

Via via, le regole venivano modificate nel tempo, a favore di questa oligarchia, che in un primo tempo aveva fatto gli interessi di tutti.

Gli altri animali non avevano ben memoria di quanto stesse succedendo perché il passaggio è stato graduale, e sopratutto molti di loro non sapevano leggere.

Iniziarono  a prendere le abitudini dell’uomo, il tiranno appena scacciato.

Comandamenti 2

A giustificare la violenza contro i dissidenti:

Comandamenti 3

 Comandamenti 4

Via via somigliando sempre più al tiranno appena scacciato:

Comandamenti 5

Il passo successivo fu breve:

Comandamenti 6

Comandamenti 7

Oggi apprendiamo che il ministro Elsa Fornero, in una dichiarazione sostiene che il lavoro non sia un diritto.

Art. 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Questo è solo l’ennesimo esempio di come i diritti conquistati e costituzionali vengano rimessi in discussione. Abbiamo vari esempi: i diritti del lavoratori, la libertà di stampa, la laicità dello stato, l’uguaglianza di fronte alla legge, la meritocrazia.

 

Riflettiamo.

‘Ma guarda sto cretino…’ – analisi statistico-socio-ironica sull’intelligenza e la stupidità.


08 Jun

Prefazione

“Il mondo è pieno di scemi”, “la mamma degli scemi è sempre incinta”  e altri detti popolari e aforismi, trovano una dimostrazione leggera in questo post.

Scrivo queso a articolo a metà tra la scienza e la scemenza dove ragiono su alcune intuizioni miste a nozioni scientifiche e a testi su cui mi sto documentando. La cosa va presa con il giusto equilibrio tra ironia e serietà.

Il problema è piuttoso complesso, se si analizzano tutti i ‘tipi’ di intelligenza (sarebbe um problema multidimensionale), ma per approssimazione ci affidiamo alla misura più classica e riconosciuta il Quoziente Intellettivo (QI).

L’intelligenza media

Banalmente l’intelligenza media, è data dalla somma del QI di tutte le n persone presenti sulla terra, diviso n.

Media Aritmetica

Il QI è una misura che ha come valore massimo 150. La media è approssimativamente 100 (largomento è molto discusso ma non ho trovato dati ufficiali più precisi).

Approssimando la popolazione mondiale a 9.000.000.000:

QI Medio

 Graficamente:


QI

La distribuzione dell’intelligenza.

Tempo fa ragionando ho pensato che distribuzione dell’intelligenza è Gaussiana, intuizione che ho visto confermata da questo articolo già citato.

Tuttavia, è una approssimazione molto ottimista, infatti l’articolo dice che esistono QI inferiori a 50 non mensionati nel seguente lgrafico:

Gaussiana Intelligenza

Data la funzione Gaussiana:

Gauss

Se applichiamo l’inegrale:

Integrale

Abbiamo ovviamente la totalità della popolazione mondiale (il 100% appunto).

Intuitivamente, riducendo l’intervallo dell’integrale a avalori compresi tra 50 e 150, notiamo che la percentuale più alta della gente, sta nella media.

Abbiamo visto matematicamente, delle considerazioni abbastanza ovvie, tuttavia averne una visualizzazione grafica fa il suo effetto.

 

Conclusioni

Adesso esporrò le conclusioni, che se non supportate dalle precedenti dimostrazioni, potrebbero sembrare altezzose e politically scorrect, ma che a pensarci bene sono anche logiche e piuttosto banali:

  • Il 50% della gente ha una intelligenza inferiore alla media
  • Le eccellenze (ma anche i profili bassi) sono una percentuale esigua.
  • La maggior parte della gente ha un QI vicino alla mediocrità.

Con questo post mi sono solo voluto divertire, magari lo sviluppo e partecipo al Premio IgNobel.

PS: Tutto quello che ho scritto non implica che io mi reputi necessariamente come facente parte di una elite di gente particolarmente sveglia.

Critiche e discussioni bene accette.

Ogni mattina in Italia un precario si sveglia…


06 Apr

Leone e Gazzella

Ogni mattina in Italia un precario si sveglia, sa che dovrà fare più telefonate possibili e vendere più contratti possibili se vuole avere uno stipendio che gli permetta di pagare l’affitto.

Call Center 

 

Ogni mattina in Italia un disoccupato si sveglia, e sa che dovrà rifiutare tutte le offerte commerciali che gli verranno proposte, e trovare un espediente per pagare quelle che ha accettato in passato.

Disoccupati

 

 

 

Quando il sole sorge, non importa che tu sia un precario o un disoccupato, l’importante è trovare un modo per arrivare a fine mese…

 

Riflessioni: I bookmakers e gli assicuratori.


04 Mar

Un bookmaker è una persona o un’agenzia che stima la probabilità di un evento (solitamente sportivo) ed è disposta a scommettere il suo verificarsi pagando in maniera inversamente proporzionale alla probabilità stimata (quota).

Questo significa, banalmente, che più l’evento è probabile meno soldi ci guadagni in caso di vittoria.

Altrettanto banalmente, a meno che non si hanno delle informazioni che il bookmaker non ha, vincere qualcosa è puro azzardo. La così detta fortuna con la C maiuscola.

Bookmaker

Un assicuratore è una persona o un’agenzia che stima la probabilità di un evento ed è disposta a far pagare una quota e risarcire di un eventuale danno subito. Anche in questo caso si valutano i rischi ed è tutto proporzionato.

Anche in questo caso risulta conveniente solo nel caso in cui sappiamo qualche cosa (di cui l’assicuratore non è a conoscenza) che condiziona l’evento  (ma è raro che non facciano i dovuti controlli…)

Assicuratore

E’ strano trovare analogie tra queste figure , e il fatto che il primo venga visto come un vizio e il secondo come una virtù è quasi paradossale.

In futuro, dovessi stipulare un contratto di assicurazione (che non sia imposta legalmente come accade per l’RCA) terrò conto di questa riflessione.

 

 

 

Canzoni che avrei voluto scrivere: ‘A finestra’


27 Feb

Devo dire che Carmen Consoli non è una tra le mie cantanti preferite, ne riconosco il valore e alcune cose mi piacciono.

Tuttavia ho subito un (piacevole ma) forzato ascolto negli anni in cui ho vissuto a Catania, per sciovinismo dei miei amici e musicisti 🙂

Ma venendo alla canzone, la trovo davvero un capolavoro. Quando si scrive un brano, credo che la difficoltà sia nella sintesi, nella musicalità e nel riuscire ad evocare quello che vorremmo rappresentare. Alcune di queste cose ovviamente sono soggettive, ma vivendo quei luoghi e respirando quel folklore, all’ascolto sono stato pervaso dai ricordi e dall’atmosfera, quindi credo di aver colto molto di quello che la Cantantessa ha voluto rappresentare.

La musica è puro folk con la contaminazione mediorientale del vocalizzo arabbegiante. Ma quello che rende speciale la canzone è il testo che andremo a leggere, tradurre e commentare:

Sugnu sempri alla finestra e viru genti ca furria pà strada
Genti bedda, laria, allegra, mutriusa e siddiata
Genti arripudduta cu li gigghia isati e a vucca stritta
“Turi ho vogghia di quaccosa, un passabocca, un lemonsoda”
Iddu ci arrispunni: “Giusy, quannu ti chiamavi Giuseppina,
eri licca pà broscia cà granita”
“Turi tu n’ha fattu strada e ora che sei grosso imprenditori
t’ha ‘nsignari a classi ‘ntò parrari”

Sono sempre alla finestra e vedo gente che gira per la strada,
gente bella, brutta, allegra, arrabbiata, seccata
gente “(ben)riuscita” con le ciglia alzate e la bocca stretta:
« Turi ho voglia di qualcosa, un passabocca, una Lemonsoda »
Lui le risponde: ” ‘Giusy’, quando ti chiamavi Giuseppina,
ti piaceva la brioche con la granita!”
“Turi, tu ne hai fatta di strada, e ora che sei un grosso imprenditore
devi imparare a parlare con classe”

In questa prima strofa i passi notevoli sono la descrizione della gente, sopratutto a cigghia isata e a vucca stritta, rende l’idea degli anziani bisbetici che logori di una vita di sacrifici, disapprovano i tempi attuali e “i giovani”.

L’altra figura è la coppia costituita dall’imprenditore arricchito e la sua compagna (presumibilmente moglie). Lui, lavoratore,  è rimasto piuttosto semplice, a lei il benessere ha dato alla testa e ‘ordina’ lui di insegnarsi (imperativo di qualcosa che non si impara, ma ci si auto-impone) a parlare con ‘classe’ come lei, e abbandonare le abitudini tradizionali (brioscia e granita) in favore di altre più ‘esotiche’ e meno provinciali (sorbetto e lemonsoda). Anche i nomi dei personaggi non sono casuali, come lei stessa dice in una presentazione del brano, ‘Giusy con la y’ sta con ‘Turi senza y’. Giusy cioè, rinuncia al suo nome tradzionale Giuseppina in favore di un diminuitivo (anche piuttosto diffuso) che inserisca la ‘y’. Un po’ come Cesy Phantoni, il personaggio della canzone Cesira Fantoni di Guccini.

Sugnu sempre alla finestra e viru genti spacinnata,
sduvacata ‘nte panchini di la piazza, stuta e adduma a sigaretta,
gente ca s’ancontra e dici “ciao” cu na taliata,
genti ca s’allasca, genti ca s’abbrazza e poi si vasa,
genti ca sa fa stringennu a cinghia, si strapazza e non si pinna,
annunca st’autru ‘nvernu non si canta missa,
genti ca sa fa ‘lliccannu a sadda,
ma ci fa truvari a tavula cunsata a cu cumanna

Sono sempre alla finestra e vedo gente sfaccendata,
stravaccata nelle panchine della piazza, spegne e accende la sigaretta,
gente che s’incontra e dice “ciao” con uno sguardo
gente che si evita e quella che si abbraccia e si bacia
Gente che tira avanti stringendo la cinta, si strapazza e non si arrende
altrimenti il prossimo inverno non si canta messa
gente che tira avanti leccandosi la sarda
ma che fa trovare la tavola apparecchiata a chi comanda.

Qui il termine sfaccinata più che gente pigra, indica gente che non ha un granchè da fare. Anche la gente sduvacata che fuma costantemente indica la gente (pigra o disoccupata) perdigiorno. Si salutano solo con sguardo, come se quando ci si vede troppo spesso il saluto diventa superfluo, indicando una città non troppo grande dove nei soliti posti ci trovi la solita gente. Altri che si vedono più di rado o con più piacere si salutano più calorosamente, segno di un legame molto forte, tipico del meridione.

Seguono due modi di dire interessanti. Il primo non si canta missa deriva da u parrino senzza sordi unni canta missa. Cioè che senza soldi neanche il prete celebra la messa. La seconda è ‘llicari a sarda, che significa che, pur essendo la sardina un piatto povero, in casi di estrema povertà o di carestia, piuttosto che mangiarla si preferisce leccarla e conservarla ripetutamente, per farla durare di più.

Qui la prima denuncia sociale, quella del divario tra ricchi e poveri che in questi ultimi anni si sta accentuando (e non solo in sicilia).

Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni a travagghiari” vannia ‘n vecchiu indispettitu,
“avemu u picciu arreri o vitru”.
Jù ci dicu “m’ha scusari, chista è la me casa e staju unni mi pare.

“Che ha da guardare? non ha altro a cui pensare?
almeno un po’ di da fare?
Vada a lavorare – grida un vecchio indispettito –
c’è il malocchio dietro i vetri!”
Io dico: “Mi deve scusare, ma a casa mia sto dove mi pare”

Qui, nel ritornello, uno dei vecchi bisbetici di cui sopra urla alla cantante come ad accusarla di pigrizia e di essere pettegola.

La domenica mattina dagli altoparlanti della chiesa
a vuci ‘i Patri Coppola n’antrona i casi, trasi dintra l’ossa
“piccaturi rinunciati a ddi piccati di la carni
quannu u riavulu s’affaccia rafforzatevi a mutanna”.
Quannu attagghiu di la chiesa si posteggia un machinone
scinni Saro Branchia detto Re Leone
Patri Coppola balbetta e ammogghia l’omelia cu tri paroli
picchì sua Maestà s’ha fari a comunioni

La domenica mattina dagli altoparlanti della chiesa
la voce di padre Coppola ci fa tremare le case, ci entra nelle ossa:
“Peccatori rinunciate a quei peccati della carne
quando il diavolo si mostra rinforzatevi le mutande”
d’un tratto si parcheggia vicino la chiesa un macchinone
scende Saro Branchia detto Re Leone,
padre Coppola balbetta, chiude con tre parole l’omelia
perché sua Maestà si deve fare la comunione!

La seconda critica sociale si rivolge alla chiesa, molto attenta ad entrare nel personale di ognuno imponendone la condotta sessuale, ma scarsamente attenta nei confronti del disagio sociale, forse perché accondiscendente con il potere costituito.

Ancora peggio, quando la macchina del boss locale pargheggia attagghiu (in maniera tangente) alla chiesa, il parroco, che poco prima imponeva la sua autorità entrando nelle case e nell’intimo nei cittadini, con estrema sudditanza ammogghia ( sistema la cosa in maniera precaria o arrangiata ) l’omelia per permettere al boss di fare la comunione. Sottointesa qui, non solo la convivenza di certa chiesa con la mafia, ma anche l’attaccamento contraddittorio della mafia stessa verso la religione. L’argomento è complesso e andrebbe approfondito, e vi sono esempi estremamente opposti.

Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni un pocu a mari”, vannia un vecchiu tintu
“accussì janca mi pariti ‘n spiddu”
Jù ci dicu “m’ha scusari,
ma picchì hati a stari ccà sutta a me casa pà ‘nsuttari”.

” Che ha da guardare? non ha altro a cui pensare?
almeno un po’ di da fare?
Se ne vada un po’ al mare – grida un vecchio malconcio e tosto –
così bianca sembra un fantasma “
Io gli dico ” Mi deve scusare,
ma perché deve stare sotto casa mia a insultare? “

Nel secondo ritornello, il significato è chiaro, tuttavia vale la pena di approfondire l’uso di alcuni vocaboli. Spiddu per esempio non appartiene a tutte le varianti del siciliano e il verbo ‘nsuttari non è necessariamente insultare ma un infastidire generico.

Sugnu sempri alla finestra e viru a ranni civiltà
ca ha statu, unni Turchi, Ebrei e Cristiani si stringeunu la manu,
tannu si pinsava ca “La diversità è ricchezza”
tempi di biddizza e di puisia, d’amuri e di saggezza
Zoccu ha statu aieri, oggi forsi ca putissi riturnari
si truvamu semi boni di chiantari
‘Nta sta terra ‘i focu e mari oggi sentu ca mi parra u cori
e dici ca li cosi stannu pì canciari

Sono sempre alla finestra e vedo la grande civiltà che c’è stata,
dove turchi, ebrei e cristiani si stringevano la mano,
allora si pensava che ‘la diversità è ricchezza’
tempi di bellezza e di poesia, d’amore e di saggezza
Quel che è stato ieri oggi forse potrebbe tornare
se troviamo i semi buoni da piantare
in questa terra di fuoco e di mare oggi sento che mi parla il cuore
e dice che le cose stanno per cambiare..

Nel finale uno sguardo d’insieme alla civiltà che è stata e alle enormi contaminazioni culturali. Un seme di speranza e di positività quasi a dire che, a differenza di come crede qualcuno, la Sicila non è come il suo idioma, dove il passato è remoto e il futuro non esiste.

Chi ci aviti di taliari ‘un aviti autru a cui pinsari,
almeno un poco di chiffari
Itavinni a ballari, ittati quattru sauti e nisciti giustu pì sbariari
Jù ci dicu “Cù piaciri, c’è qualchi danza streusa ca vuliti cunsigghiari!?

“Che ha da guardare? non ha altro a cui pensare?
almeno un po’ di da fare?
Vada a ballare, va’ a fare quattro salti ed esca giusto per svagarsi! “
Gli rispondo con piacere: ” C’è qualche danza bizzarra che mi vuole consigliare?!?”

La divulgazione, la narrazione e le cazzate…


31 Jan

Quark In principio c’era Piero Angela, il suo Quark ci ha affascinato da bambini, in quei tempi in cui la Rai somigliava di più ad un servizio pubblico. La trasmissione è rimasta tale negli anni, ma si sta rivelando inadatta ad una TV che è cambiata dove il pubblico è abituato a grandi fratelli, liti da cortile e un riflesso incondizionato spinge il tasto del telecomando non appena qualche contenuto rischia di mettere in moto il cervello.

Tante altre trasmissioni di divulgazione, per lo più storica, si sono avvicendate nel corso degli anni. Una tra queste ha riscosso un notevole successo, si tratta di Blu Notte (in onda anche con altri titoli a seconda dell’edizione) di Carlo Lucarelli. La ricetta che confezionava la trasmissione è piuttosto semplice, raccontare i tanti lati oscuri della nostra storia recente usando l’espediente narrativo del giallo, del noir, o addirittura del thriller,  rendendo l’intreccio più importante della fabula.

Non è a caso che da Piero Angela passo a Lucarelli. Infatti, in una intervista televisiva lui stesso si è definito un divulgatore di misteri piuttosto che un esperto. Una sorta di Piero Angela del mistero appunto.

Da allora, sono nate parecchie trasmissioni sui misteri vari ed eventuali dove spesso vengono esagerate all’esasperazione circostanze piuttosto banali, le quali fonti di tali misteri sono iniesistenti o ambigue. Insomma l’unica garanzia che abbiamo è che l’ha detto la televisione quindi deve essere vero. Ovviamente mi riferisco a trasmissioni come voyager e mistero.

Lucarelli e De LuigiMistero accentua ancora di più la spettacolarizzazione fino a se stessa piuttosto che i contenuti, e lo si vede dai conduttori scelti: Enrico Ruggeri (che con questa mossa ha perso parecchi punti da parte di chi lo stimava come cantautrore), e Raz Degan (perché se è vero che nella TV a cui siamo abituati i culi e le tette tirano, è vero anche il reciproco femminile, specie per le allegoriche casalinghe di voghera).

Le rare volte che mi è capitato di vedere queste trasmissioni, non ho potuto non pensare a come si possa esser sentito Piero Angela a vedere questa sorta di antiscienza, dopo anni dedicati a tentare di divulgare la scienza vera.

Se è vero che Lucarelli con la sua trasmissione ha scatenato parecchie imitazioni satiriche (la più famosa è quella di Fabio De Luigi), molti non hanno saputo resistere a sfruttare la facile ironia che Voyager serve su un piatto d’argento.

Inizia il genio di Crozza, che con famigerato Kazzenger, mette in risalto i temi esasperati ed enfatizzando quanto di poco scientifico c’è nella trasmissione. E’ esilerante, chi non l’abbia mai fatto ne consiglio la visione.

Ma nell’era del web, la rete non poteva rimanere inerme di fronte a questo cross di comicità. E’ così che nasce Avoyager, una parodia su youtube. La genialità di questi due video (di seguito postati) sta non solo nella irresistibile comicità, ma anche nel riuscire a dimostrare quanto è importante l’espediente narrativo, come si possa convincere di alcune cose senza quasi dirle. Insomma, mette a nudo e rende evidenti i trucchi di voyager.

 

 

 

Ma non è questa la novità che mi ha spinto a scrivere questo articolo. C’è una riflessione che ho fatto guardando l’ultima trasmissione di Lucarelli: Almost True.

Seppur Blu Notte aveva un nobile scopo, quello di far conoscere la cronostoria italiana, ha (secondo me) ispirato le trasmissioni spazzatura di cui sopra. Adesso non so quanto inconsapevolmente sia successo ciò, ma sembra quasi che con questa nuova trasmissione Lucarelli abbia voluto rimediare o fare un po’ d’ordine nel mondo dei misteri. La trasmissione, parla dei misteri del mondo dello spettacolo. Fino alla fine della trasmissione il format è molto simile a Blu Notte, e riesce a convincere l’ascoltatore della veridicità di una leggenda metropolitana. Solo alla fine, come un insolito prestigiatore, spiega tutti i trucchi e le fandonie usate per convincere lo spettatore, dimostrando ancora una volta quanto è facile montare una trasmissione e convincerci della fondatezza di un falso mistero.

Umili Liriche

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