Diari di viaggio: L’Isola dei Cani – Londra

12 May

Introduzione

L’Isola dei Cani (Isle of Dogs) è una penisola situata nell’East End di Londra, circondata su tre lati dal Tamigi. La prima volta che venni a conoscenza di questo nome fu su un Dylan Dog che aveva appunto quel titolo (Dylan Dog N 165 – L’Isola dei cani – 06/2000).

Da allora rimasi sempre incuriosito e affascinato da questo borgo dell’area dei Docklands, collocandolo idealmente in una ambientazione vittoriana e paleo industriale.

Il mese scorso, mi sono trovato a Londra per motivi di lavoro, e ho dovuto casualmente alloggiare in questa zona. Ovviamente la mia immaginazione “letteraria”, si è discostata parecchio da quello che ho visto realmente. Ma non del tutto, ed è stato interessante investigare come un grande borgo portuale sia diventato un trade center.

A darmi molti spunti di approfondimento è stato Docklands Museum, a pochi passi dal mio albergo (da sottolineare che, come tutti i musei nel Regno Unito, l’ingesso è gratuito o ad offerta libera).

Breve storia

Il nome “Isle of Dogs” ha origini incerte.  Una teoria suggerisce che Enrico VIII tenesse i suoi cani da caccia nella zona, mentre un’altra ipotizza che il nome derivi da una storpiatura di “Isle of the Docks”, in riferimento ai numerosi moli presenti.

Originariamente, l’Isola dei Cani era una zona paludosa scarsamente abitata.  Fu bonificata due volte nel XIII e nel XVII secolo, l’ultima volta ad opera di ingegneri olandesi. Con una sottile vena ironico-polemica, mi piace enfatizzare che entrambe le bonifiche non hanno avuto bisogno di alcun regime totalitario e autoritario per essere compiute.

In questa galleria alcune riproduzioni dei vicoli dell’epoca che ho fotografato al Docklands Museum

L’urbanizzazione iniziò nel XVIII secolo con la costruzione dei moli (West India Docks – 1802, East India Docks – 1806 e Millwall Dock – 1868).  Questi bacini resero l’area un importante centro commerciale.  Nel 1909, i tre bacini furono unificati sotto il controllo del Port of London Authority. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’area fu pesantemente bombardata dalla Luftwaffe, causando gravi danni.  Dopo la guerra, i bacini conobbero un breve periodo di ripresa, ma con l’avvento dei container, divennero obsoleti e chiusero progressivamente negli anni ’70, lasciando l’area in uno stato di degrado. 

Ma la parte che più mi ha interessato è, come appunto dicevo sopra, la trasformazione da quartiere portuale a quartiere del business. 

La Isle of Dogs oggi e il Canary Wharf business center

La riqualificazione

Nel 1981 infatti, fu istituita la London Docklands Development Corporation (LDDC), con l’obiettivo di rigenerare le aree portuali in declino di Londra, inclusa l’Isola dei Cani.  Attraverso incentivi fiscali e deregolamentazione urbanistica, ha attratto investimenti privati, portando alla nascita di Canary Wharf, un nuovo centro finanziario con grattacieli e infrastrutture moderne.  Tuttavia, questo sviluppo ha spesso trascurato le esigenze delle comunità locali, che si sono sentite escluse dal processo decisionale e dai benefici economici derivanti dalla riqualificazione  .

Una pubblicità dei nuovi appartamenti costruiti ad opera della LDDC rivolti ad una popolazione più abbiente

Molti residenti storici dell’Isola dei Cani hanno espresso preoccupazioni riguardo alla perdita di alloggi a prezzi accessibili e all’aumento del costo della vita.  La costruzione di abitazioni di lusso e l’arrivo di nuovi residenti benestanti hanno contribuito a trasformare il tessuto sociale dell’area, rendendo difficile per le famiglie a basso reddito mantenere la propria residenza. In altre parole, il processo di riqualificazione ad opera della LDDC ha dato luogo a quel fenomeno molto attuale, che comunemente chiamiamo gentrificazione.

La t-shirt del movimento di resistenza contro il processo di riqualificazione della LDDC con un drago che richiama la forma del Tamigi sul tratto dell’isola dei cani

In risposta a queste sfide, la comunità locale ha intrapreso diverse iniziative per proteggere i propri interessi.  Ad esempio, è stato adottato un Piano di Quartiere (Neighbourhood Plan) per monitorare e regolamentare lo sviluppo urbano, cercando di garantire che le nuove costruzioni includano una quota significativa di alloggi a prezzi accessibili e che le infrastrutture locali siano adeguate alle esigenze della popolazione.

Il movimento di resistenza ha avuto il sostegno di diversi musicisti e artisti locali come i Tough Cookies con il loro brano Here To Stay

In sintesi, la riqualificazione dell’Isola dei Cani ha portato a una trasformazione significativa dell’area, ma ha anche evidenziato le tensioni tra sviluppo economico e giustizia sociale.  Il fenomeno della gentrificazione, alimentato da politiche di sviluppo orientate al mercato, ha sollevato questioni importanti riguardo all’inclusione delle comunità locali e alla sostenibilità sociale delle trasformazioni urbane. 

John and Jack – A proposito del mio nuovo singolo / About my new song

15 Jan

Italian (English at bottom)
Con questo breve post, come altri, che stanno diventando una consuetudine, vi presento il mio ultimo lavoro.

A differenza dei precedenti, questo rispolvere le mie radici più rock, con riffs in overdrive ma affiancando una nasale chitarra resofonca.

Per la prima volta mi occupo anche di suonare un intero set di batteria, piuttosto che di altri strumenti percussivi o delegare ad altri l’uso di questo strumento.

*

Il testo parla di un amicizia di provincia, di due ragazzi molto diversi tra loro, dove però l’affetto o l’abitudine, la condivisione di una vita, smussano queste differenze. John è un ragazzo timido, composto e rispettoso. Jack è invece sprezzante, inopportuno e sfacciato.

Oltre a rappresentare valori come amicizia e condivisione di esperienze, o della gioventù, un altro livello di lettura può essere che entrambi i personaggi che vivono dentro di noi, confinati nella provincia della nostra mente. Rappresentando quello che vorremmo fare ma non facciamo, per via di costrutti sociali e morali, o semplice rispetto altrui. Come se fossimo tutti dei John con un Jack dentro, e le nostre azioni sono determinate da quanto diamo ascolto a quest’ultimo.

Vi auguro un buon ascolto.

Seguno alcuni dei media stream dove è possibile ascoltarlo.

YouTube (video) – non richiede iscrizione ma è il meno adatto per ascoltare musica
YouTube Music
Spotify
Apple Music
Amazon Music
Napster
Deezer

English (Italian at top)

In this short post, as the other ones that are becoming a usual attitude, I introduce my last song.

In this one, my rock roots come back, using “overdrived” riffs but beside to a resonator guitar.

For the first time, I also played a full drum kit, rather than play different percussion or delegate this to someone other.

The lyrics are about a country-dweller friendship. Two really different guys, are friends because of affection or routine, or the share of their life, despite the differences. John is a shy and respectful guy. Jack is scornful, inappropriate and insolent.

Beside to values as friendship, and sharing of experiences of youth, the song can also be explained as both the characters living in our country-dweller mind. They represent what we would like to do, but we don’t because of our social role or ethic. It is as we are all a John with a Jack inside, and our actions depends on how much we listen to this one.

Enjoy listening!

Follows the link to some of the streaming services.

YouTube (video) – Subscription not required, but, not the best for music listening
YouTube Music
Spotify
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Amazon Music
Napster
Deezer

Il mio EP Via Di Torpiloquio nuovamente disponibile in formato CD

08 Nov

Il mio primo EP è ora disponibile su cdclick.

Purtroppo il costo, e le spese di spedizione sono superiori rispetto a quando era su amazon

, ma alcuni dei servizi per artisti di Amazon non sono più disponibili.

Per acquistarlo cliccate qui.

Dee-daa-doo-daa – Vi racconto qualcosa sul mio ultmo singolo

17 Oct

Quando la musica era esclusivamente venduta su supporto fisico (cd, vinile, cassetta…), vi era la copertina e il booklet che dicevano qualcosa in più sul’album/singolo. Scrivo qui un paio di righe a sopperire questa mancanza, della quale, pur con tutti i suoi pro, la digitalizzazione della musica ci ha un po’ privato.

Dee-daa-doo-daa

La Copertina

La cover di questo singolo, illustra la mia ombra che richiama un samurai errante. Questo vuole rappresentare la caprbietà nella ricerca di qualcosa. Ma ne parleremo più in dettaglio del significato del brano.

Composizione ed Esecuzione

Il brano è stato interamente composto e arrangiato da me. E’ mia anche l’esecuzione delle parti di: chitarra acustica, chitarra elettrica (ritmica e solista), basso, voce principale e cori. Per la batteria mi sono avvalso della collaborazione di Rick Van de Voort. Al missaggio e al mastering invece, troviamo Alessandro Scarlata, che ringrazio nuovamente.

Il Brano

Musicalmente, si può definire uno swing-shuffle-rock, genere che ho inventato nel momento in cui scrivo 🙂

Il testo ha diversi livelli di lettura. Uno più superficiale e scanzonato, può vedere il protagonista come qualcuno che gira il mondo in cerca di risposte esistenziali, ma anche i massimi esperti delle discipline gli rispongono una sorta di “chupa!” (il Dee-daa-doo-daa per essere chiari).

Una lettura più approfondita invece, affronta una delle questioni del nostro tempo, al quale la tecnologia recente ci ha abituati. Mi riferisco al fatto di avere le risposte a molti dubbi e curiosità, che possono venire dall’immensa quantità di risorse presenti in rete, e alla facilità che essa ci permette in alcuni casi, di interloquire con esperti di qualunque settore. Ma non per tutto c’è una risposta, e a volte non ci resta che convivere con il dubbio. Non é facile, e a volta pur di avere delle sicurezze, ci affidiamo alle teorie più strampalate, magari confortati da una comunità che ci crede, e appartenere ad essa ci da ulteiore sicurezza. Se riusciamo ad accettare il dubbio, e sfuggire a questi meccanismi, possiamo comunque continuare a cercare le risposte. E’ la ricerca infatti, che ci arricchisce, a prescindere se troviamo quello che cerchiamo. Mi riferisco insomma, al concetto di serendipità.

Non mi resta che augurarvi un buon ascolto!

“Credi a quelli che cercano la verità. Dubita di chi la trova”

André Gide

“Chi conosce tutte le risposte, non si è fatto tutte le domande”

Confucio

Reato di pubblicazione nuovo album….

25 Nov

LEGIONE CARABINIERI LATSIO
STAZIONE DI VIA DI TORPILOQUIO

OGGETTO: Verbale di arresto—-/

L’anno 2020 nel mese di Novembre, giorno 24 alle ore 00:00, negli uffici della Stazione Carabinieri di VIa di Torpiloquio, noi sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G. Pinco Panco e Panco Pinco, effettivi al suddetto comando, raccogliamo la confessione dell’individuo identificatosi come Andrea Raso.

Il soggetto, reo confesso della pubblicazione di materiale musicale, ha deciso di collaborare e di fornire altresì le generalità dei suoi complici, identificati in:

  • Marco Silvestri – reo di aver mixato le composizioni facenti parte dell’opera,e di aver eseguito le parti di basso nella canzonetta denominata “Semi Serenata”.
  • Piero Martorio – reo di aver preso parte alla composizione del suddetto brano.
  • A Giovanni Torrisi invece, si ascrive il reato di composizione dello scritto e dell’armonia del brano denominato “Il Falegname”.
    Gli accertamenti svolti hanno fatto luce sulle dinamiche criminali del sodalizio.

 

Costruire un Jukebox con Raspberry PI

12 May

A grande e lusinghiera richiesta, pubblico questo tutorial, non appena sono venuto dalla conferenza annuale di CaSPA, che vi permettera’ di costruire questo Jukebox (o una sua variante a vostro piacere 😉 ) :

Demo:

Per affrontare questo progetto e’ richiesto un minimo di manualita’, confidenza con cavi audio e con l’informatica in generale.

Shop Lists

Shoplist Hardware

– Raspberry Pi
– Monitor
– Relativi cavi (hdmi, audio ecc)
– Pulsanti+controller USB e luci a led
– Casse
Opzionali:
– Car hifi
– Alimentatore 12 volts (anche quello di un vecchi o PC puo’ andare bene)
– Switch RCA
– Input audio RCA

Shoplist Software

Raspbian GNU Linux (io ho usato la version 9.6)
Fruitbox (io ho usato la versione v1.12.1)
– Scripts custom e configurazioni (da scaricare piu’ avanti su questa guida)

Parte 1 – Hardware

In questa sezione verra’ saltata la parte che e’ in comune con la costruzione del cabinato in quanto e’ analoga a quella per un arcade, e di guide la rete e’ gia piena (chedete a zio Google 🙂 ). Diremo solamente che questa include:

  • Il monitor
  • i controlli
  • il Raspberry (mini PC)
  • Cavi vari
  • Luci e tamarrate varie 🙂

Allego solo alcune foto della fase di realizzazione come eventuale spunto di lavorazione:

 

Opzionalmente, si puo’ aggiungere l’autoradio per ascoltare anche i CD. Secondo qualcuno, questo snatura un po’ il progetto, ma a mio parere lo trasforma in un mobile hi-fi piuttosto che in un lettore MP3 gigante 🙂

Per connettere un alimentatore ad un autoradio,  c’e’ un ulteriore lista di tutorial.

Per alternare l’uso del CD, del jukebox e di qualunque altra fonte audio, si puo’ usare uno switch rca, reperibile nei principali store on line.

Parte 2 – Software

Questa sezione e’ a mio avviso quella piu’ interessante in quanto contiene le personalizzazioni che ho fatto per fare funzionare la parte jukebox, che e’ il core del progetto.

Il consiglio che do, e che io stesso ho messo in pratica, e’ di acquistare l’hardware minimo per poter prototipare. Cosi’ facendo, se ci rendiamo conto che il progetto e’ troppo ambizioso, in caso di abbandono conterremmo le spese.

Procediamo per steps:

Scaricare e installare Raspbian sul Raspberry

Guida Ufficiale in inglese, ma in rete si trovano anche varianti in Italiano

 

Scaricare e installare Fruitbox per Retropie

Download e guida in inglese (qui andiamo piu’ sul tecnico, non so se ci siano guide in Italiano, ma imparare l’inglese non fa male 🙂 )

 

Prime configurazioni e test

NOTA: Tutti i comandi presuppongono una installazione Raspbian e fruitbox di default. Personalizzazioni di queste potrebbero non garantire il corretto funzionamento, che non e’ garantito a prescindere 🙂

A questo punto fruitbox dovrebbe essere nella directory /home/pi/rpi-fruitbox-master.

Copiamo i nostri MP3 nella cartella /home/pi/rpi-fruitbox-master/Music/ (creiamola se non esiste) usando il nostro client SFTP preferito (ad esempio Filezilla). Consiglio inizialmente non piu’ di una cinquantina di file per prova.

Lanciamo una prima esecuzione del programma come descritto nella guida:

cd  /home/pi/rpi-fruitbox-master

./fruitbox –cfg skins/[IL_MIO_TEMA]/fruitbox.cfg

Dove [IL_MIO_TEMA] e’ una delle seguenti skin di default:

  • Granite
  • MikeTV
  • Modern
  • NumberOne
  • Splat
  • TouchOne
  • WallJuke
  • WallSmall
  • Wurly

Provate varie skin, usando come input temporaneo la tastiera, ma considerate che i pulsanti richiesti sono diversi per skin, e questo impattera’ la scelta finale dei pulsanti fisici.

Configurazione dei pulsanti

Una qualsiasi delle guide per costruire un cabinet aracade, precedentemente citata, dovrebbe spiegarvi come collegare un controller USB i relativi pulsanti.

Per vedere con quale codice i pulsanti vengono riconosciuti dal sistema, eseguire i seguenti comandi.

cd  /home/pi/rpi-fruitbox-master

sudo ./fruitbox –test-buttons –cfg ./skins/[IL_MIO_TEMA]/fruitbox.cfg

Cliccare sui ogni pulsante e prendere nota di volta in volta del codice generato a video.

Modificare sul vostro PC il file di configurazione fruitbox.btn (scarica il file qui) sostituendo per ogni tasto che vogliamo mappare il corrispondente codice che abbiamo annotato nel passo precedente.

Copiare il file di configurazione fruitbox.btn via SFTP su questo path:

/home/pi/rpi-fruitbox-master/rpi-fruitbox-master/

Rilanciare l’applicazione fruitbox come mostrato precedentemente:

cd  /home/pi/rpi-fruitbox-master

./fruitbox –cfg skins/[IL_MIO_TEMA]/fruitbox.cfg

Verificare che i tasti funzionino.

Impostarte l’avvio automatico di fruitbox al boot e spegnimento all’uscita

Come prima cosa dobbiamo impostare il login automatico on l’utente pi.

Comandi

sudo raspi-config

Al menu ncurses (quello grigio a sfondo blu per intenderci) selezionare:

3 Boot Options Configure options for start-up 

Poi:

B1 Desktop / CLI Choose whether to boot into a desktop environment or the command line 

E infine:

B2 Console Autologin Text console, automatically logged in as ‘pi’ user

Uscire selezionando

<Finish>

E alla domanda:

 Would you like to reboot now? 

Rispondere

<Yes>

A questo punto verifichiamo che al riavvio di Raspbian, non venga richiesta la password per accere come utente  pi.

A questo punto dobbiamo automatizzare la partenza e lo spegnimento.

Come prima cosa scarichiamo il file jukebox.conf. Modifichiamolo questo file decommentando (cioe’ eliminando il il carattere cancelletto) dalla nostra skin preferita.

Scarichiamo lo script runjb.sh.

Copiamo i file runjb.sh e jukebox.conf via SFTP sulla directory /home/pi del nostro Raspberry.

Infine, sul terminale di Raspbian (las schermata di avvio testuale per intenerci) eseguiamo:

chmod 770 /home/pi/runjb.sh
chmod 770 /home/pi/jukebox.conf
echo “/home/pi/runjb.sh” >> /home/pi/.bashrc

A questo punto dobbiamo solo riavviare il sistema e verificare il corretto funzionamento.

Parte 3 – Finale

Se tutti i precedenti passi sono stati correttamente eseguiti, divertitevi a montare e decorare il vostro jukebox.

In caso avreste bisogno di assistenza, o volete condividere i vostri progetti (cosa che vi incoraggio a fare), vi consiglio di chiedere asistenza alla community arcade italia di cui io faccio parte:

Arcade Italia Forum Ufficiale

Arcade Italia Gruppo Facefook

O anche su:

Fruitbox su Raspberry Forum

Parte 4 – Extra

Alcuni Tips and Tricks aggiuntivi:

Aggiornare la lista degli MP3:

  1. Aggiungere i files nella directory /home/pi/rpi-fruitbox-master/Music/
  2. Cancellare il file /home/pi/fruitbox.db
  3. Riavviare fruitbox

Configurazioni avanzate:

Il file rpi-fruitbox-master/skins/[IL_VOSTRO_TEMA]/fruitbox.cfg contiene interessanti configurazioni tra le quali:

  • La possibilita’ di eseguire brani random dopo un certo periodo di inattivita’
  • La possibilita’ di gestire la gettoniera 🙂
  • Tanto altro…

Documentazione ufficiale

Framebuffer

Se non vi piacciono “le scritte all’avvio” che sono lo standard output dello start di Raspbian, si puo’ customizzare con l’ immagine che preferite (guida). Ma la proceura non e’ per neofiti. Personalmente li ho lasciati perche’ se qualcosa va storto voglio capire cos’e’.

WallBradz skin

Per il mio progetto ho modificato la skin basandomi su l’ originale WallJuke. Se proprio ci tenete ad avere la mia faccia sul vinile che gira potete scaricarla qui 😀

NOTA: Questo articolo, come tutti i contenuti di questo blog sono sotto licenza creative commons. Puo’ essere liberamente distribuito senza scopo di lucro e citando la fonte.

 

Una pedaliera con ampli embedded

20 Aug

Questa é la mia nuova pedalboard home made.
Lo guardo, ascolto canzonieri e mi diverto.
Gli effetti sono da incrementare, anche se c’è già quasi tutto 
Ha una testata Orange inglobata così i cavi send-return fanno poca strada, jack in + jack out e suoni collegato a un cabinet > di 8 ohm o a un mixer (cabinet simulator dell’amplificatore  )
Alimentazione unica per pedali e ampli.
Ha due coppie di jack input output replicate all’interno che volendo possono bypassare l’amplificatore o andare in send return su un ampli esterno.

#pornsound #pedalboard #guitar #guitareffects #homemade #handcraft #troppitag

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Resuscitare una chitarra – Parte VII

29 Jun

Durante questa fase, e più in generale durante le verniciature in genere, ho imparato che la verniciatura può esaltare un buon lavoro o peggiorarlo, ma raramente migliorarlo. Inoltre, ho imparato molte cose in un seminario sulla cultura organizzativa e sull’equilibrio di vita.

Iniziamo a incartare le parti che non vanno verniciate. Tastiera e ponte che essendo in palissandro non necessitano di vernice e la rosetta.

Rivestimento nastro
Con un taglierino di precisione ho intagliato il nastro attorno alla rosetta:

Nastro su Rosetta

Nastro Rosetta

Sembra un lavoro ben fatto. In realtà mi sono reso conto che il nastro isolante non va bene, in quanto nelle giunture, quando il nastro si sovrappone o si congiunge, la vernice penetra e macchia comunque la rosetta. Ci vuole perciò un unico pezzo di plastica adesiva.

Per l’effetto sunburst (sfumato) ho usato dei mordenti naturali e tamponi di lino riempiti di cotone:

Piuttosto che spiegare il procedimento a parole, ne ho fatto un video:

Una volta che il corpo è asciutto lo ricopriamo con della gomma lacca a tampone.

I procedimenti appena esposti sono anche accennati qui.

Questo è il risultato.

IMG_1180

Una volta asciugato il top, lo proteggiamo con carta e nastro di carta e verniciamo il resto con vernice all’acqua. Ho usato una vernice opaca in quanto, essendo una classica convertita, molti inestetismi erano non erano altrimenti mascherabili. In caso contrario avrei preferito vedere il legno attraverso una vernice trasparente.

IMG_1184

 

Verniciata e montata:

Finished Guitar

 

Seguono adesso delle piccole regolazioni: Altezza ponticello tasti da limare ecc ecc.

Presto aggiornerò questo post con un video con la “prova su strada”!

Leggi la parte IV

Resuscitare una chitarra – Parte VI

22 Nov

In questo post vedremo come realizzare il ponte e il capotasto.

Dopo una significativa conferenza di Paruto Institute, abbiamo avuto molte nuove idee.

Per il ponte utilizziamo un pezzo di palissandro indiano:

Palissandro indiano

Costruiamo una guida in legno che con l’aiuto di una base per il trapano/smeriglio ci permetta di creare un solco sul quale inserire il ponticello.

Fissiamolo con le morse e creiamo il solco gradualmente (profondità progressiva).

Router base ponte

Ponte con scasso

Facciamo i buchi a misura (operazione delicatissima!) e arrotondiamo i bordi.

Carteggiamo con la carta vetrata dalla grana sempre più fine. L’ultima mano fa data con la pelle di squalo. Il palissandro diventerà molto liscio, e non andrà verniciato.

Ponte

Incolliamolo al piano armonico della chitarra. Il metodo che vediamo in figura l’ho trovato n un libro. Esso consiste nel pressare il ponte con una barretta di legno, stringendolo da un lato con un morsetto e dall’altro contro la buca tramite una vite a farfalla.

Incollaggio del ponte

Seguiamo i buchi del ponticello per bucare il piano armonico.

Ricaviamo ponte e ponticello da due pezzi di osso:

Ponticelli grezzi

Ponticelli lavorati

Montiamo a questo punto la chitarra per provarla, così possiamo correggere imperfezioni e difetti prima della verniciatura:

Chitarra acustica assemblata

Sembra che siamo a buon punto 🙂

In realtà la verniciatura prende parecchio tempo. E’ di questo che ci occuperemo la prossima volta 🙂

Leggi la parte V

Leggi la parte VII

Resuscitare una chitarra – Parte V

28 Oct

La tastiera è una delle parti più delicate di una chitarra. La distanza dei tasti si può ispirare ad una scalatura standard resa celebre da marchi comuni. Oppure come abbiamo fatto per le cigar box guitar ci si può affidare a questo file che ci aiuta a calcolare le distanze dato il diapason.

La mia scelta è stata vincolata dalla lunghezza del diapason originale. Infatti quello di una chitarra classica è di 65 cm.

Un po’ troppo per una chitarra acustica. Se una scala è troppo lunga, la tensione delle corde sarà maggiore, e ne segue che sarà più “dura” da suonare e i bending saranno più difficili. D’altro canto una corda più tesa vibra più a lungo e da perciò più sustain.

Ho scelto la scala usata dalle Paul Reed Smith e dalle National: 25 pollici (63,5 cm).

La tastiera l’ho comprata on line a circa 10-15 euro. Ho scelto il palissandro indiano, meno pregiato dell’ebano ma a mio personalissimo avviso, più gradevole.

Perciò ho iniziato a delineare con una matita le linee per i fret (tasti) e per i dot (i pallini): 

Tastiera disegnata a matita

Iniziamo proprio a fare i buchi dei dot. Per eseguire questo passo è importante avere un trapano a colonna e calibrarlo affinché i buchi dei tasti abbiano tutti la stessa profondità.

Tastiera buchi dot

La prossima operazione consiste nell’incollare la tastiera al manico. L’ordine di queste operazioni è di carattere più che altro pratico e ci sono diverse scuole di pensiero.

Incollaggio Tastiera

Col seghetto, muniti di pazienza e precisione, intagliamo i solchi per i tasti:

Tastiera intagliata

Una chitarra acustica, a differenza della classica, ha la tastiera bombata. Diamo la curvatura alla tastiera tramite un blocchetto con l’inarcatura del raggio desiderato (nel nostro caso 10 pollici illustrato qualche figura più avanti). Con una colla reversibile applichiamo sul blocchetto una carta vetrata grossa, per poi arrivare gradualmente a quelle più fini. Rifiniamo infine con una carta finissima bagnata o pelle di squalo, per rendere la tastiera liscia (il palissandro, a differenza ad esempio dell’acero, non va verniciato).

Incolliamo infine, i dots con la colla alifatica, versandoci su della segatura di palissandro (precedentemente ottenuta durante la lavorazione della tastiera stessa) per otturare gli spazi tra i bordi del buco e il dot stesso:

Dot incollati

Incolliamo i fret, anche qui con pazienza. Una tecnica che ho copiato da qualche liutaio è di usare una corda (di chitarra ovviamente 🙂 ) per distribuire la colla nei solchi.

I risultato finale:

Manico

Lo stesso blocchetto usato per levigare la tastiera, è stato usato per levigare i tasti e livellarli. Il blocchetto con la lima, in alto a destra (immagine precedente), è stato utilizzato per livellare i tasti che sporgevano lateralmente.

Con un procedimento simile a quello dei dost sulla tastiera, inseriamo i dots laterali:

Dot laterali tastiera

Dei due più diffusi modi per incollare il manico al corpo, avrei voluto usare l’attaccatura a coda di rondine, ma anche in questo l’origine del progetto (cioè la conversione di una chitarra classica, piuttosto che la creazione da zero di una acustica), mi ha fortemente vincolato.

Ho dovuto perciò ripiegare sull’altra tecnica, cioè incollare il manico con l’ausilio di un bullone, fissato con un tassello per legno:

Vite manico

Dall’immagine precedente, risulta evidente che molti interventi di adattamento tramite incollaggio di vari pezzi di legno sono stati necessari per fare quadrare il manico al corpo. A quest’ultimo, è stato necessario adattare l’alloggio come mostrato di seguito:

Buco sul corpo

A questo punto, incolliamo corpo e manico con abbondante colla e morsetti, avvitandola dentro al corpo con un dado inserito con una mano attraverso buca:

Corpo e manico

E’ ancora lontana dal suonare, ma inizia a prendere forma 🙂

Leggi la parte IV 

Leggi la parte VI

Umili Liriche

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