Archive for October, 2014

Resuscitare una chitarra – Parte V


28 Oct

La tastiera è una delle parti più delicate di una chitarra. La distanza dei tasti si può ispirare ad una scalatura standard resa celebre da marchi comuni. Oppure come abbiamo fatto per le cigar box guitar ci si può affidare a questo file che ci aiuta a calcolare le distanze dato il diapason.

La mia scelta è stata vincolata dalla lunghezza del diapason originale. Infatti quello di una chitarra classica è di 65 cm.

Un po’ troppo per una chitarra acustica. Se una scala è troppo lunga, la tensione delle corde sarà maggiore, e ne segue che sarà più “dura” da suonare e i bending saranno più difficili. D’altro canto una corda più tesa vibra più a lungo e da perciò più sustain.

Ho scelto la scala usata dalle Paul Reed Smith e dalle National: 25 pollici (63,5 cm).

La tastiera l’ho comprata on line a circa 10-15 euro. Ho scelto il palissandro indiano, meno pregiato dell’ebano ma a mio personalissimo avviso, più gradevole.

Perciò ho iniziato a delineare con una matita le linee per i fret (tasti) e per i dot (i pallini): 

Tastiera disegnata a matita

Iniziamo proprio a fare i buchi dei dot. Per eseguire questo passo è importante avere un trapano a colonna e calibrarlo affinché i buchi dei tasti abbiano tutti la stessa profondità.

Tastiera buchi dot

La prossima operazione consiste nell’incollare la tastiera al manico. L’ordine di queste operazioni è di carattere più che altro pratico e ci sono diverse scuole di pensiero.

Incollaggio Tastiera

Col seghetto, muniti di pazienza e precisione, intagliamo i solchi per i tasti:

Tastiera intagliata

Una chitarra acustica, a differenza della classica, ha la tastiera bombata. Diamo la curvatura alla tastiera tramite un blocchetto con l’inarcatura del raggio desiderato (nel nostro caso 10 pollici illustrato qualche figura più avanti). Con una colla reversibile applichiamo sul blocchetto una carta vetrata grossa, per poi arrivare gradualmente a quelle più fini. Rifiniamo infine con una carta finissima bagnata o pelle di squalo, per rendere la tastiera liscia (il palissandro, a differenza ad esempio dell’acero, non va verniciato).

Incolliamo infine, i dots con la colla alifatica, versandoci su della segatura di palissandro (precedentemente ottenuta durante la lavorazione della tastiera stessa) per otturare gli spazi tra i bordi del buco e il dot stesso:

Dot incollati

Incolliamo i fret, anche qui con pazienza. Una tecnica che ho copiato da qualche liutaio è di usare una corda (di chitarra ovviamente 🙂 ) per distribuire la colla nei solchi.

I risultato finale:

Manico

Lo stesso blocchetto usato per levigare la tastiera, è stato usato per levigare i tasti e livellarli. Il blocchetto con la lima, in alto a destra (immagine precedente), è stato utilizzato per livellare i tasti che sporgevano lateralmente.

Con un procedimento simile a quello dei dost sulla tastiera, inseriamo i dots laterali:

Dot laterali tastiera

Dei due più diffusi modi per incollare il manico al corpo, avrei voluto usare l’attaccatura a coda di rondine, ma anche in questo l’origine del progetto (cioè la conversione di una chitarra classica, piuttosto che la creazione da zero di una acustica), mi ha fortemente vincolato.

Ho dovuto perciò ripiegare sull’altra tecnica, cioè incollare il manico con l’ausilio di un bullone, fissato con un tassello per legno:

Vite manico

Dall’immagine precedente, risulta evidente che molti interventi di adattamento tramite incollaggio di vari pezzi di legno sono stati necessari per fare quadrare il manico al corpo. A quest’ultimo, è stato necessario adattare l’alloggio come mostrato di seguito:

Buco sul corpo

A questo punto, incolliamo corpo e manico con abbondante colla e morsetti, avvitandola dentro al corpo con un dado inserito con una mano attraverso buca:

Corpo e manico

E’ ancora lontana dal suonare, ma inizia a prendere forma 🙂

Leggi la parte IV 

Leggi la parte VI

La mia partecipazione a Note on the road


09 Oct

Dietro proposta del mio amico Marco, ho deciso con entusiasmo di prendere parte a questo progetto.

Per chi non lo conoscesse ancora riporto al sito ufficiale senza dilungarmi in spiegazioni ridondanti.

Voglio però fare una riflessione su un fatto interessante, cioè la contaminazione naturale di diversi generi e strumenti. Negli anni passati si è fatto un uso estremo delle contaminazioni per assecondare una moda e alla ricerca forzata di una novità musicale. Come tutte le mode, le tendenze e le correnti questo ha prodotto delle cose gradevoli ma anche dei grandi orrori dati da mancanza di gusto e conformismo stilistico. Trovo che in questo caso la contaminazione avviene in modo naturale e senza forzature. Non è decisa “a tavolino”, un musicista fa quello che sa fare senza una regia centrale. Questa è secondo me la forza del progetto.

Il mio ruolo in tutto ciò, è principalmente quello di suonatore di Cigar Box Guitar, ma cerco anche di supportare con tutti i miei mezzi il gran lavoro che Marco sta facendo, per pura e gratuita passione.

Inizio con l’intervista che abbiamo girato il giorno delle registrazioni:

La prima delle canzoni che abbiamo registrato è Ciao Amore Ciao di Luigi Tenco (le altre non ve le dico per non rovinarvi la sorpresa). In principio ero un po’ perplesso da questa scelta, in quanto pensavo che tante altri brani si sarebbero potute prestare a un simile progetto. Poi mi sono ricreduto in quanto credo che questo brano, leggero all’apparenza, si presti parecchio a questi tempi di emigrazione dentro e fuori dal nostro paese. Il valore simbolico del brano poi, non è secondario. E’ stata l’ultima che Tenco ha cantato. Secondo la versione ufficiale della sua morte, il fatto che non fosse compresa sta tra i motivi del suo gesto estremo. Speriamo, nel nostro piccolo, di rendergli un po’ di giustizia.

Buon ascolto

Umili Liriche

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